Questa mattina Emma si è svegliata “storta”. Piange, urla:
fa i capricci.
“Insomma Emma,” chiede la mamma innervosita da tutto quel
piangere. “Che cosa hai stamattina?”“Ho che non voglio andare a scuola. Voglio restare a casa, sotto le coperte: voglio dormire tutta la mattina e poi giocare con le mie bambole e per finire ascoltare le mie favole sonore.”
“Non si può: questo è chiaro!” Urla il babbo. “A scuola si
va: ognuno deve compiere il suo dovere!”
Emma si gira dall’altra parte: non vuole stare neanche a
sentirlo. E mentre si trova con la faccia al muro, vede che in un angolino
della parete c’è un piccolo ragno seduto proprio in mezzo alla sua tela.
“Pss… “ la chiama il ragno. “Emma.. Vieni qui vicino… Ti
devo parlare…”
“Che c’è?” Chiede la bambina.“Dammi retta: è molto meglio se ti vesti veloce e vai a scuola.”
“Perché mai? Io non ho nessuna voglia di andarci.”
“È successo anche a me quando avevo la tua età: non avevo
voglia di andare in classe, con i miei compagni, né di fare i compiti o di
incontrare le maestre. Così la mia mamma mi ha tenuto a casa. Un giorno ho
dormito fino a tardi: il giorno dopo ho disegnato e il terzo giorno ho
ascoltato le fiabe ragnesche.”
“E poi?”“Poi ho iniziato ad annoiarmi: allora ho tirato i fili della ragnatela, poi l’ho spolverata e alla fine mi sono messo a lucidarla.”
“E adesso?”
“Adesso passo le mie giornate su questa piccola ragnatela: la pulisco e la lucido; ma mi annoio tanto.”
“Perché non esci?”
“Dove posso andare? Non ho più amici e non so fare niente altro che pulire questa ragnatela.”
Accidenti! Pensa Emma – davvero una brutta fine. Si vestì in
fretta e corse in cucina.
La mamma la guardò stupita: “Hai cambiato idea?”“Si, devo correre a scuola.”
“Bene,” rispose la mamma. “Che cosa è cambiato?”
“Ho deciso che diventerò maestra e aprirò una scuola per ragni.”
“Molto interessante,” disse la mamma. “Vuoi insegnare loro a leggere e a scrivere?”
“Non solo,” ribatté Emma. “Voglio aiutarli a trovare una strada per lasciare la loro ragnatela.”