Forse la cosa più importante è aiutare piccoli (e grandi) a capire il valore che ci può essere in qualsiasi incontro anche se dovesse durare solo per un tempo limitato.
La famiglia Mongolfiera aveva deciso di fare una bella gita:
sarebbero partiti all’alba e avrebbero attraversato il lago Argento che era
grande come un mare. Volevano arrivare fino alla sponda opposta dove si diceva
che ci fossero montagne altissime, piene di neve.
Soprattutto i bambini della famiglia Mongolfiera avevano
voglia di vedere le montagne, di toccare la neve. Così Papà Mongolfiero studiò
le mappe e scelse il percorso; mamma Mongolfiera preparò sacchetti pieni di
sabbia per tutti, da buttare nel lago, quando fosse arrivato il momento di
salire in alto e tutti i piccoli Mongolfierini (erano 17) caricarono il loro
sacchetti.
Si stavano preparando da giorni, ma il tempo era incerto; poi
– finalmente – una mattina papà Mongolfiero fece uno di quei suoi fischi
potenti che buttò tutti giù dal letto. “Oggi è la giornata giusta.. Il vento è favorevole:
andiamo!”
In fila indiana dietro a Papà, i piccoli Mongolfieri si misero in ordine di grandezza e si
lasciarono sollevare dal vento, verso il cielo. Mamma Mongolfiera partì per
ultima, quando fu certa che tutti avevano preso il volo. Era una mattina bellissima, tiepida e calma.
“Laggiù si vede la Spiaggia dei Nuotatori; e qui sotto di noi, l’Isola dell’Acciuga.”
Papà Mongolfiero spiegava a tutti cosa c’era da vedere, ma i piccoli giocavano tra loro, mentre volteggiavano: si spingevano, si superavano e non ci pensavano proprio a guardare le bellezze naturali che indicava papà.
“Abbiamo visite,” disse ad un tratto Mamma Mongolfiera.
Visite? Ma come, in mezzo al cielo? E chi poteva essere?
Girandosi curiosi, i Mongolfieri videro un palloncino rosso che saliva verso di
loro.
“Ehi tu? Dove stai andando?” chiesero in coro.
“Veramente sto salendo verso il cielo, ma se mi date una
mano, potrei fermarmi qui.”“Preso!” disse papà Mongolfiero afferrando veloce il filo del palloncino tra le sue corde forti. “Da dove vieni?”
“Noi palloncini siamo bravi a volare in alto, e io sono
volato più su della mamma e del papà.. e di tutti i miei fratelli. Adesso però
cominciavo ad avere un po’ paura.. Anche voi volate in alto?”
“Veramente noi stiamo andando dall’altra parte del Lago Argento.
Facciamo una gita.”
“Oh, che bello. Vi posso accompagnare per un pezzo?”
“Molto di più,” disse Mamma Mongolfiera. “Ci accompagnerai
fino alle montagne.”
“E domani,” aggiunse papà Mongolfiero, “ti riporteremo
indietro.”
I piccoli Mongolfieri lo guardavano curiosi. Era più piccolo
di loro ma molto più veloce e forse anche più coraggioso. “Speriamo sia
simpatico,” disse Mongolfierina ad una delle sue sorelle. Così ripresero il viaggio: papà raccontava delle storie bellissime su tutto quello che vedevano e i piccoli ridevano alle sue battute; anche il palloncino giocava e rideva e la giornata passò veloce.
“Siamo arrivati.” Disse Papà Mongolfiero ad un tratto: davanti
a loro si stendeva una lunga fila di montagne verdi, con la punta bianca, piena
di neve.
Scesero a toccarla, perché nessuno di loro l’aveva vista
prima, neanche il palloncino. Giocarono a palle di neve fino a che si fece
buio. “È ora di andare a dormire,” li chiamò Mamma Mongolfiera e li aiutò a
legarsi a terra per la notte. “Io come faccio?” Chiese il palloncino. “Il mio
filo non è abbastanza lungo.” La mamma lo prese in braccio e lo mise a riposare
nel suo cestello, sotto una coperta a scacchi.La mattina dopo ripartirono: adesso conoscevano la strada e non si stancavano di indicare le cose che avevano visto il giorno prima: “Guarda qui …, guarda laggiù …”
Anche il palloncino giocava e rideva con i piccoli Mongolfieri e si legava ora all’uno, ora all’altro. Ad un tratto – sotto di loro – videro una fiera e lì, tutti insieme, legati tra loro , c’erano la sua mamma, il suo papà e tutti i suoi fratelli.
“Adesso devo andare..” disse il palloncino. “Mi stanno aspettando. Grazie dei avermi fatto fare un pezzo di strada con voi, e poi di avermi riportato fin qui. È stato un viaggio bellissimo.”
“Grazie a te di essere stato con noi e di averci
accompagnato,” disse la Mamma. “Il nostro viaggio è diventato molto più bello
ed emozionante, grazie a te.”
“Ma come faccio a scendere?” Chiese il palloncino un po’
preoccupato. “Io sono bravo a salire, ma
non so andare giù..”“Impara da noi,” disse Mongolfierina e senza pensarci 2 volte gli lanciò uno dei suoi sacchetti. Il palloncino lo afferrò ed ecco che scese veloce, fino alla sua mamma.
“Come sei cresciuto,” disse lei abbracciandolo. “Ma sei
diventato una mongolfiera?”
“No, sono sempre un palloncino, ma ho imparato tutti i segreti
delle mongolfiere e adesso so salire, ma anche scendere.” E baciò forte la sua
mamma.