Una balena e un cavalluccio marino si ritrovarono compagni di banco, il primo giorno di prima elementare. E per quanto si rendessero conto di essere molto diversi, non ci facevano caso.
La balena, grande e grossa come era, faceva ombra al cavalluccio marino e lo proteggeva con il suo grosso corpo dalle correnti fredde del mare.
Il cavalluccio – da parte sua – aiutava la balena nei
piccoli movimenti, come scartare una caramella o cancellare una piccola lettera
scritta male. Stavano proprio bene insieme e ogni giorno che passava, sentivano
che la loro amicizia stava crescendo.
Questo almeno fino al giorno in cu successe una cosa
TERRIBILE: la maestra Delfina, controllando i compiti, fece un bel complimento
alla balenottera, che aveva colorato il suo disegno con tinte vivaci brillanti.
Al sentire le parole della maestra, il piccolo cavalluccio
si sentì arrossire per la vergogna: la balena era stata brava, questo è vero; ma
a lui la maestra non aveva detto proprio nulla. Forse non gli piaceva il modo
in cui disegnava o colorava? Sprofondare nella tristezza
profonda: non era bravo come la balena, e per questo si sentì solo e molto infelice.
Si mise in un cantuccio e non volle più sedere a fianco alla sua amica per un
bel pezzo.
La balena continuò a fare bellissimi disegni colorati, ma il
suo amico cavalluccio marino le mancava, e da quando lui non l’aiutava più, lei
era costretta a magiare le caramelle, con tutta la carta.
Finalmente un giorno la maestra si avvicinò al cavalluccio:
“Che succede?” gli chiese. “Mi sembri triste.. “E’ così,” rispose lui. “Non
riesco più ad essere amico della balena, perché lei disegna talmente bene, che
io mi sento piccolo al suo confronto. E non posso neppure essere amico del
Polipo, che nuota molto meglio di me; o del Riccio che è più forte di me.”
La maestra gli fece un bel sorriso: “Povero Cavalluccio
Marino, nessuno ti ha spiegato che essere amici vuol dire aiutarsi? La Balena
ti insegnerà a disegnare, il Polipo a nuotare veloce e il Riccio a combattere.
E tu in cambio che farai?”
“Io? Io non so fare nulla.”
“Ma questo non è vero,” rispose subito la maestra. “Tu balli
con eleganza tra le onde, scrivi in modo elegante ed ordinato e quando ti ci metti,
inventi delle poesie bellissime.”
“Davvero?” Chiese il cavalluccio raggiante.
“Le più belle della classe,” lo rassicurò la maestra. E il
cavalluccio corse a scriverne una bellissima per i suoi amici.