Io e mia figlia Aurora arriviamo sempre in ritardo a scuola.
Lo so che non ci credete; pensate che io stia esagerando, ma
vi assicuro che è proprio così. Ogni mattina Aurora e io ce la mettiamo tutta, ma ogni giorno –
quando arriviamo alla scuola – scopriamo che la campanella è già suonata e gli
altri bambini, sono tutti seduti ai loro banchi. La maestra si è anche
raccomandata: ce lo ha detto un sacco di volte. “Dovete svegliarvi prima!” ha
detto. Ma non c’è niente da fare. Anche se ci svegliamo prima, io e Aurora –
alla fine siamo sempre in ritardo.
Così ci ho pensato sopra ed ecco che mi è venuta un’idea
bellissima. Il “Signor Quarto”, ho pensato! Come ho fatto a non pensarci prima?
Il signor Quarto abita in una piccola casetta ad est
dell’orologio. Ogni mattina si sveglia, si lava e si veste e poi – puntuale
come un semaforo – passa a chiamare il signor Otto.
Lui, il signor Otto, è un tizio cicciottello, che se ne
starebbe seduto su una sedia senza muoversi per un’ora intera. Invece il signor
Quarto, magrolino e nervoso, passa a chiamarlo, sempre alla stessa ora, tra il
14esimo e il 16esimo minuto; lo prende sotto braccio e lo costringe a uscire.
“Se usciamo quando passa il signor Quarto,” dico ad Aurora,
“allora siamo salve.”
La settimana scorsa ci abbiamo provato.
“Dobbiamo andare?” Mi ha chiesto Aurora un paio di volte.
“Non preoccuparti,” Ho risposto serena. “Il signor Quarto si
starà lavando i denti a quest’ora,” oppure “Adesso si starà vestendo.”
Ma poi, quando l’ho visto arrivare: “Presto Aurora, andiamo
con lui.” Le ho gridato. E siamo uscite.
Non ci crederete, ma siamo arrivate in tempo e da quel
giorno usciamo sempre insieme al signor Quarto, e non siamo più arrivate in
ritardo una volta!