IL SEMINO SPECIALE

Ogni bambino è reso speciale dai suoi pregi e dai suoi difetti. In alcuni casi poi si tratta degli stessi pregi e difetti che abbiamo noi genitori. E allora? Insegnare loro ad accettarsi per come sono è una grande lezione.
 
Questa è una storia comincia molto prima di tutte le altre: una storia che comincia prima ancora che il suo protagonista sia nato.
Infatti - come tutti sanno, prima di nascere i bambini sono semini che svolazzano per il cielo e giocano a nascondino tra le nuvole. Anche questo semino volava felice, calmo e tranquillo nel cielo e ogni tanto su sedeva sulle nuvole per riposare. Lì sedevano tanti altri semini e insieme guardavano giù, se per caso una delle mamme che passava era quella giusta che stavano aspettando.
Tutti i semini avevano fretta di nascere e osservavano le mamme, in cerca della loro. Tutti tranne lui.

Il nostro semino infatti aveva cose molto più interessanti da fare: lui restava incantato ad osservare i puntini di polvere che volano nei raggi del sole e sembrano pepite d’oro; oppure seguiva le foglie che si staccano dai rami degli alberi e – invece di cadere subito a terra, svolazzano per il cielo, in groppa al vento; oppure osservava il viaggio avventuroso di una formica, che si caricava una briciola di pane sulle spalle e percorreva avanti e indietro lunghi tratti di strada.
E mentre lui restava lì, perso nei suoi sogni e nelle sue osservazioni, sotto di lui – sulla strada – passavano mamme di tutti i colori: mamme bionde, e mamme more; mamme alte e mamme basse; mamme eleganti e mamme sportive. Ma il semino non ci faceva caso.
Poi finalmente ne vide una che sembrava fatta apposta per lui. Era bella e sorridente, ma non correva mai. Faceva le cose con calma e ogni tanto sembrava che si fermasse senza fare niente. Ma il nostro semino sapeva benissimo che non era così. Quando si fermava, quella mamma sognava un semino che volava nel cielo e che la stava cercando.

“Eccola, la mia mamma,” gridò il semino e per una volta diventò veloce e corse dalla sua mamma speciale: l’unica che avrebbe potuto davvero capirlo perché era un po’ come lui.