PER BAMBINI CHE ODIANO RIPETERE LA LEZIONE A VOCE ALTA

Ripetere la lezione a voce alta è uno sforzo per qualsiasi bambino. Tuttavia rappresenta la capacità di imparare un metodo per apprendere, ma anche per esprimersi. Il bambino non vuole? Forse con la favola del piccolo Kevin, riusciremo a convincerlo

C’era una volta un piccolo cavaliere coraggioso di nome Kevin, che aveva solo 9 anni, ma pochissima pazienza e nessuna voglia di aspettare di diventare grande per vivere tante avventure meravigliose. Così una mattina in cui era più impaziente del solito, salutò la mamma e il papà e col suo zaino sullo spalle, partì in cerca di fortuna. Cammina, cammina arrivò ad un lago, sulle cui rive c’era un bellissimo castello costruito in pietra e ferro battuto. Il piccolo cavaliere bussò al portone e quando il ponte levatoio si aprì per farlo entrare, lui si presentò e chiese di essere presentato al cospetto del re.
Fu ammesso a corte e il re lo osservava con curiosità: “Non sei troppo piccolo per fare il cavaliere?” Volle sapere il re.
“Niente affatto,” rispose Kevin. “Sono pronto a diventare cavaliere.”
“Molto bene,” disse il re. “Allora dovrai superare tre prove” e gli diede in mano un grosso libro, con le pagine rifinite in oro zecchino. “La prima prova consiste nel leggere tutto questo libro: è la storia del mio regno.”
“E’ una prova facile,” pensò Kevin, ma il re lo sorprese.
“Solo che… dovrai leggerlo a voce alta.”
Il piccolo cavaliere lo guardò storto, ma siccome il re non fece una piega, il bambino si sedette per terra e iniziò a leggere. Era la storia del castello di Rocca Dura ed era lunga e complicata, ma anche interessante e man mano che la leggeva il bambino si lasciò conquistare. Dopo 3 giorni e 3 notti, quando ormai era stanco morto, il bambino arrivò alla fine.
“Molto bravo,” gli disse il re. “Adesso però andiamocene a dormire. Domani tornerai da me e ti sottoporrò la seconda prova.
Il giorno successivo, Kevin tornò dal re. Vicino a lui era seduta una vecchia. “Questa donna,” gli spiegò il re, “ha visto nascere il Castello di Rocca Dura. Oggi ti farà delle domande e tu dovrai rispondere esattamente, sulla base di quello che hai letto ieri. Se sbaglierai, non supererai la prova e dovrai tornartene a casa.”
Il piccolo cavaliere coraggioso però non si fece intimidire e ascoltò con attenzione tutte le domande che la vecchia gli rivolgeva. E per ogni domanda che riceveva, trovava la risposta giusta e la dava senza fermarsi e senza dubitare. La sera di quel giorno, il re gli parlò. “Bravo cavaliere, hai risposto esattamente a tutte le domande. Adesso vai a riposare, domani sosterrai la prova più difficile di tutte: dovrai raccontare con le tue parole, la storia del castello di Rocca Dura.”
Al sentire quelle parole, al piccolo cavaliere venne da piangere. Lui ODIAVA ripetere un storia: se ne andò a letto triste e sconsolato. “Non ce la farò mai,” pensava. “Mi rimanderanno a casa, perché non supererò la prova.”
Il giorno dopo Kevin si alzò di malavoglia: non avrebbe voluto presentarsi al re, ma restarsene chiuso per sempre nella sua camera, quando all’improvviso vide una luce.
“Chi sei?” volle sapere il cavaliere.
“Sono la fata Parolaia,” disse lei.
“Ah, meno male,” pensò il bambino. “Presto, fammi un incantesimo, in modo che io possa raccontare tutta la storia del castello.”
“Non esistono questi incantesimi,” Gli disse la fata, “Ma posso ugualmente aiutarti: apri la mano.” E gli appoggiò un ragnetto nel palmo.
“Che schifo,” protestò il piccolo cavaliere, ma la fata sorrise.
“Il filo che questo ragno tesse, è come le parole che devono uscire dalla tua bocca.”
Un attimo dopo Kevin era al cospetto del re.
“Bravo cavaliere,” lo accolse il sovrano. “Temevo che avessi paura. Adesso andiamo, raccontami la storia di Rocca Dura.” E si sedette sul trono, pronta ad ascoltarlo.
Il bambino guardò il ragno, che si era accomodato sul polso della sua camicia, e gli faceva cenno e mentre al bambino vennero in mente le prime parole, il ragno fece uscire il suo filo e si calò giù, fino a terra; e man mano che il bambino parlava il ragno scendeva e saliva, appeso a quel filo; e in quel movimento ricamava una bellissima tela. E il bambino più lo osservava, più le parole gli uscivano di bocca e dopo una frase, gli veniva in mente la successiva, e avanti così.
Quando fu sera, il bambino finì di raccontare la storia, il re sorrise di piacere e il piccolo ragno aveva costruito una tela meravigliosa, davanti alla finestra.
“Bravo cavaliere,” gli disse il re. “Hai superato tutte le prove.”
“Grazie maestà, e grazie piccolo ragno.”
“E adesso che sei un vero cavaliere, che farai?”
“Tornerò a scuola,” disse Kevin. “Ho finalmente imparato la magia di ripetere a voce alta e non voglio più scappare.”