C’era una volta una freccia indiana che era stata costruita da un grande capo: albero rossa. Era una freccia bellissima e la sua punta era stata dipinta con un bel rosso fuoco che la distingueva e la rendeva diversa da tutte le altre. Tutte le altre frecce la guardavano con ammirazione e lei si sentiva bella e importante.
Così quando il capo indiano lavava le sue frecce la sera prima di una battaglia o di una battuta di caccia, la freccia rossa riusciva sempre a nascondersi da qualche parte: sotto una stuoia, dietro la tenda, in un cespuglio nel prato. Rotolava e si nascondeva perché non voleva assolutamente lavarsi e aveva paura che la sua bella punta rossa venisse lavata via dall’acqua e lei allora sarebbe stata come tutte le altre.
Adesso invece tutti la guardavano e la riconoscevano “è la freccia del grande capo albero rosso”.
Un giorno – parecchio tempo dopo – il capo indiano la prese in mano per guardarla bene e vide che era molto sporca.
“Questa freccia è diventata vecchia.” Disse e la buttò in un cespuglio.
Ahi, ahi, ahi, come si sentì male quella freccia orgogliosa. Per fortuna, proprio dove il capo indiano l’aveva buttata, c’era una pozza d’acqua. Passò di lì un bambino indiano.“Waw”, si disse, “ecco la famosa freccia rossa di albero rossa.”
La sciacquò bene ed eccola, come nuova. E la mise tra i suoi giochi.
“Se mi fossi fatta lavare prima,” si disse la freccia, “tutto questo non sarebbe successo.”