IL BAMBINO PIU' BUONO DEL MONDO

Sentirsi amati, essere accettati, diventare proprio come ci vogliono mamma e papà: questo è il sogno di molti bambini che cercano di essere come noi li vorremmo. Questa è anche la storia del bambino più buono del mondo, fino al giorno in cui impara che fare ciò che è sente e che desidera è ancora meglio e ci fa sentire decisamente meglio.

C’era una volta un bambino talmente buono, ma talmente buono, ma talmente buono che voi non ve lo potete neppure immaginare.

Il suo desiderio più grande era diventare il bambino più buono del mondo, senza dare mai fastidio a nessuno, soprattutto alla sua mamma.
Più buoni di lui c’erano solo una bambina giapponese che per non disturbare aveva smesso di parlare e respirava solo una volta ogni tanto e un bambino israeliano che per non dare fastidio era diventato talmente sottile che passava sotto alle porte.
Il bambino decise che per battere tutti gli altri lui non solo non avrebbe mai fatto capricci, ma quando gli chiedevano qualcosa lui avrebbe sempre saltato di felicità.

“Fai i compiti?” gli chiedeva la mamma. “Subito, mamma.” Diceva lui sorridendo.
“Scendi a comprare il latte?” domandava la nonna. “Volo,” rispondeva lui felice.

“Mi aiuti a raccogliere le foglie in giardino? Chiedeva papà. “Non chiedo di meglio,” rispondeva lui.

“Puoi mettere in ordine la stanza al mio posto?” dicevano i fratelli. “Subito,” si affrettava a rispondere lui, con un faccia talmente allegra che sembra gli avessero fatto un regalo.

A  forza di sorridere a tutto e a tutti però, la faccia di Michele sembrava una maschera di carnevale.
“Mi pulisci le scarpe?” chiedeva lo zio. “Immediatamente,” sorrideva Michele. “
"Mi presti la tua bici nuova?” diceva il cugino. “Prendila.” Replicava Michele.

In breve tutti si approfittavano di lui. Chi gli faceva fare i compiti, chi si faceva dare la merenda. Solo la sua mamma se ne accorse e capì che doveva trovare una soluzione.

“Bambino mio,” lo chiamò un giorno. “Oggi puoi esprimere un desiderio: qualsiasi cosa e io ti accontenterò.”

Il bambino più buono del mondo la guardava in silenzio e non sapeva cosa rispondere. “Visto che tu non sai che dire, ci penso io: per un giorno intero dovrai dire no a tutti”

“Mi presti il tuo pallone?” NO
“Mi risolvi il problema? NO

“MI dai la tua merenda?” NO

“Mi metti in ordine la stanza?” NO

NO, NO, NO NO…
Ahhh, come si sentiva bene: dopo essere stato il bambino più buono del mondo per tutto quel tempo, adesso iniziava a divertirsi con tutti quei no.
Stai composto! Lavati le orecchie! Non saltare sulla tavola!
No, NO, No, NO… urlava Michele: non si era mai divertito tanto.
Quella sera la mamma andò a rimboccargli le coperte.

“Ho capito il regalo che mi hai fatto,” disse quel bambino alla madre
“Con i miei NO ho fatto disperare tutti, ma non mi sono mai divertito tanto.”
“E intendi andare avanti per sempre?”
“NO,” disse lui.
“Allora vuoi tornare ad essere il bambino più buono del mondo?”
NOOOO, rise lui. Adesso che aveva capito che poteva usare anche il no, non ci voleva certo rinunciare.